Il nostro progetto di integrazione e orientamento al lavoro attraverso laboratori manuali.
Workshop pratici di tessitura e rikimbili nelle scuole e nei parchi di Firenze, per raccontarsi senza parole.
E provare a connettere passato e futuro.
le attività
gli obiettivi del progetto
- La formazione culturale anche con fini di ricaduta nell’orientamento professionale di persone, di preferenza con background migratorio ma non solo, di età 13-18 che trovano difficoltà a orientarsi e motivarsi negli studi professionali e a d’inserimento nel mondo del lavoro, attraverso workshop di artigianato nelle scuole.
- La valorizzazione delle culture migranti rappresentate nelle scuole di Firenze, con ricaduta di reciproco rispetto e integrazione, attraverso l’affiancamento dei tutor di Lofoio ad adulti (di preferenza donne) che insegnano mestieri manuali agli adolescenti in contesti pubblici quali workshop gratuiti in parchi urbani e giardini attrezzati.
- La valorizzazione professionale delle donne immigrate, spesso portatrici di saperi manuali anche raffinati non adeguatamente raccontati e quindi apprezzati e trasmessi, attraverso l’applicazione diretta al problem solving nel corso dei workshop che vengono appositamente studiati dai nostri tutor.
- La formazione culturale e linguistica di giovani immigrati e la conoscenza delle possibilità offerte dal sistema professionale e formativo italiano attraverso workshop pratici con affiancamento di tutor linguistici e mediatori culturali nel corso dei workshop.
- Il sostegno all’apprendimento scolastico di adolescenti che per difficoltà familiari di diversa natura, immigrati e non, incontrano difficoltà crescenti nel mantenere un’adeguata motivazione a rimanere nel percorso scolastico attraverso l’inclusione di diverse inclinazioni e abilità nei workshop di artigianato manuale.
il contesto
Il progetto interesserà 5 classi e 5 fra parchi e giardini del territorio della Città Metropolitana di Firenze, di cui almeno la metà fuori area Unesco, luogo sul quale insiste l’attività di Lofoio fin dalla sua nascita. Il laboratorio di Lofoio ha infatti da sempre sede in Oltrarno, luogo storicamente ideale per l’artigianato, oggi fortemente depauperato dal punto di vista residenziale e lavorativo. Un presidio che nel tempo si è rivelato sempre più significativo. Peraltro Lofoio fin da prima della pandemia – e ancora di più dopo il suo impatto – si è accreditato sul territorio come luogo terzo e infiormale al quale si rivolgono le famiglie alla ricerca di un formazione e orientamento per i propri figli, spesso giovani NEET*, e anche le scuole che chiedono agli esperti del nostro makerspace valide esperienze per l’ingresso nel mondo del lavoro. Finora questa convergenza ha potuto esprimere solo parte del suo potenziale, principalmente a causa delle difficoltà economiche che le famiglie hanno a sostenere il costo di esperienze formative per i periodi medio lunghi necessari a formare skill e abilità spendibili sul lavoro. Sul territorio c’è, quindi, un bisogno che non trova attualmente risposta adeguata. Risposta che, se supportata come in Arti Migranti, potrebbe avere un duplice positivo esito: sul contesto sociale (famiglie e giovani) e su quello produttivo.
Accanto a questo, dal punto di vista sociale la migrazione ha accelerato tendenze alla chiusura delle comunità più rappresentate in sé stesse. Scarso apprendimento della lingua italiana, mondo del lavoro chiuso e ad alto tasso di precariato, dinamiche di eradicamento culturale e demotivazione contro cui le famiglie più intraprendenti tentano di porre argine ogni giorno aiutate da iniziative di scuole quali la Sassetti Peruzzi e associazioni quali Nosotras. È anche per questo che il progetto vuole tenere insieme lavoro, esperienza manuale e socialità, e che punta alla creazione di un nuovo equilibrio personale e collettivo attraverso i due elementi cardine della sua esistenza ed essenza: la manualità dei mestieri artigianali, necessariamente integrati fra le diverse culture, e la socialità che si sviluppa e si alimenta dalla condivisione degli ambienti, delle passioni e dei saperi. Possibilmente nel parco, nuova piazza urbana e luogo di elezione per l’incontro non formale di tutte le comunità migranti e riappropriazione della città.
*La pandemia ha peraltro acuito tutte queste difficoltà e reso ancora più urgente un intervento. La Toscana si attesta poco sotto la media nazionale, con un tasso di abbandono dopo la sola scuola secondaria di primo grado pari all’11,1%.
partecipa
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Il progetto Arti Migranti è sostenuto da Fondazione Carlo Marchi nell’ambito del Bando Associazioni 2024.